di Anna Maria Stefanini
Tutti, prima o poi, abbiamo a che fare con un manipolatore affettivo: qualcuno che dice di tenere a noi, ma finisce per farci fare sempre quello che vuole. Potrebbe essere il partner, ma anche un genitore, un fratello, un capo, un amico; è qualcuno per il quale non siamo mai abbastanza; è chi, in un modo o nell’altro, mette sempre se stesso al centro dell’universo e riesce ad avere sulla nostra vita più influenza di quanto vorremmo. Roberta Bruzzone, nota criminologa investigativa e psicologa forense, che in tanti anni di carriera, ha imparato a individuare al volo queste persone, ci spiega tutte le tecniche per riconoscerle, per difenderci e ritrovare libertà e serenità nel suo libro “Io non ci sto più”, presentato il 30 aprile presso il Gran Palace Hotel di via Veneto a Roma alla presenza di un folto pubblico di invitati; un evento promosso dall’ Accademia degli Studi economici, sociologici e letterari Estense, dal rettore duca filantropo Antonino d’Este Orioles, dall’Università Popolare degli Studi di Milano, da Virtha Group Spa e dallo studio legale Neri .Bravissima, come sempre, Maria Rosa Borsetti, che ha organizzato l’evento, curandolo nei minimi particolari. Un pubblico attento e la moderatrice Daniela Senepa, nota inviata della Rai, hanno posto molte domande a Roberta Bruzzone. L’evento infatti non è stato caratterizzato da una semplice presentazione del libro, ma da un vero percorso psicologico dentro ognuno di noi presenti e dalla possibilità di dar voce, attraverso forme artistiche varie, alla rinascita e alla primavera dell’anima. Tante volte, nella vita, capita di rinascere, come l’ Araba Fenice, dopo una delusione, una sconfitta
“Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.” scrisse Pablo Neruda.
“Molte cose ha detto Zarathustra anche a noi donne, ma non ci ha mai parlato delle donne.”
“Io non ci sto più” di Roberta Bruzzone (De Agostini; 240 pagine, € 15,90) è in apparenza una fusion tra il saggio di carattere teorico e l’usabilità da manuale pratico. La definizione meglio rappresentativa è in realtà una metafora: la metafora della tastiera del pianoforte; ossia un’estensione di sorgenti acustiche dalla quale si possono ottenere una quantità praticamente illimitata di composizioni sonore. In effetti nel libro di Roberta Bruzzone potete reperire una gamma alquanto ampia di temi di carattere psicologico, psicoanalitico e antropologico. Tuttavia l’elemento emergente che interessa ai più è sostanzialmente questo: i disturbi dello spettro narcisistico possiedono caratteri identitari che li rendono descrivibili e tipizzabili; quindi riconoscibili ed evitabili. Il libro vi aiuta a riconoscerli e valutarli; si tratta come si vede di un tema della massima importanza perchè, per la prima volta, si introduce l’elemento della prevenzione nella lotta alle patologie della relazione (non soltanto) di coppia, che coprono l’intero tracciato che dalla manipolazione emotiva procede sino alla violenza e all’assassinio. E questo da solo vale già il prezzo di copertina. Ma la tastiera del libro stimola anche riflessioni altre. Per esempio parliamo di emozioni. L’area delle emozioni è stata molto studiata da psicologi, antropologi, neurofisiologi e ha sempre attirato l’attenzione degli artisti e degli scrittori; eppure qualcosa sembra non essere andato per il verso giusto. Nel 1995 Daniel Goleman pubblica il famosissimo libro “Intelligenza emotiva”, stabilendo un prima e un dopo nel logos delle emozioni. Sostiene Goleman che le emozioni possono essere osservate, descritte e persino governate; se le cose stanno come le racconta Goleman disponiamo di un pensiero emotivo più o meno come disponiamo del pensiero razionale, ossia quell’area della mente che dall’età della pietra ci ha condotto sino alla teoria della relatività di Einstein. Ma come? Abbiamo a portata di mano la possibilità di gestire il più potente influenzer del comportamento umano e continuiamo a comportarci come primati del paleolitico?! Forse è questo il lascito peggiore dell’illuminismo; i sacerdoti della ragione hanno inventato la scuola pubblica ma hanno fatto in modo che l’intelligenza emotiva restasse nel retrobottega della cultura. Abbiamo investito capitali enormi in scuole e università, in formazione degli insegnanti ma abbiamo iscritto la cultura emotiva nell’elenco delle inesistenze.
Riflessioni affioranti dalle pagine di un libro.
Nel percorso espositivo delle opere d’arte presenti al Gran Palace Hotel, così come ci stupiamo vedendo il sole rinascere ogni mattina, abbiamo provato l’emozione della rinascita e nel contempo di denuncia sociale contro chi manipola la nostra sensibilità. Un percorso espositivo, visivo ed emozionale di alto livello, dai versi declamati dalla poetessa IsabellaTegani (bellissimo, intenso e profondo il suo libro “Nel mare il vento” che ho avuto il piacere di leggere); allo splendido ed elegantissimo abito haute couture giallo e nero della raffinata stilista baronessa Loredana Dell’Anno, indossato con grazia e leggiadria da Chiara Trotti.
Presenti all’iniziativa, fra i tanti invitatj, il grandissimo poeta Corrado Calabrò, Fabia Baldi, Maria Ester Campese, Laura Azzali, Elisabetta Viaggi, Ilian Rachov, Luigi Pagliara, Luciano Bernazza, Graziella Moschetta, Tiziano Livori.
Un omaggio al tema trattato anche nelle sculture di Gianluca Merlonghi e nei gioielli realizzati dall’arte orafa di Gaetano De Martino.
Anche il buffet è stato all’insegna della rinascita e della primavera, con prodotti locali, provenienti anche dalla Tuscia e curato dallo chef Mauro di Mauro, dell’istituto alberghiero di Caprarola: deliziose fragole, fave fresche e ortaggi prodotti da Mrocka Alicia, formaggi locali, vini delicati delle aziende Santero e Capitani, olio dell’azienda Presciuttini di Montefiascone; pane esposto come un’opera d’arte a ricordare i Girasoli di Van Gogh. Splendido il quadro di Tamara Pierbattistini a simboleggiare la rinascita. Il giallo dei girasoli, l’oro, l’eleganza della location e la classe degli organizzatori hanno contribuito a rendere l’evento veramente unico ed emozionante, una ricerca interiore e visiva del sole, anche in una giornata uggiosa della primavera romana; del rinascere.
Esiste persino una disciplina basata sulla tecnica della respirazione circolare, chiamata Rebirthing (rinascita), ma anche la poesia, come ci ricorda Fernando Pessoa, è vita e rinascita.
Il mio sguardo è nitido come un girasole
Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo…




